Arriverà su Disney+ dal 26 ottobre l’attesissima quarta stagione di Boris. Presentata alla Festa del Cinema di Roma nell’ultimo giorno della kermesse, la serie – scritta e diretta da Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo – vede il cast a cui ci siamo tanto affezionati alle prese tuttavia con un contesto diverso.
La morente tv generalista – come recita la sinossi – è infatti ancora più morente e perfino René e i suoi amici ora lavorano per una piattaforma globale. La serie che René deve girare stavolta è Vita di Gesù, da un’idea di Stanis La Rochelle. Curioso che Boris arrivi su una piattaforma raccontando il dietro le quinte della nuova tv. Ma è effettivamente cambiato qualcosa?
«Boris è riuscita ad essere amata quindici anni fa quando c’erano le televisioni generaliste e, unico caso nel mondo da questo punto di vista, anche su una piattaforma. – ci risponde Pietro Sermonti, che torna a vestire i panni di Stanis (attore e, stavolta, anche produttore) – L’ha amata chi l’ha vista nelle catacombe di Fox e chi invece l’ha scoperta adolescente, ora, sulla piattaforma. Credo che non ci siano precedenti simili nella serialità. È vero che le cose cambiano, ma non cambia l’intelligenza autorale che è la cifra di Boris».
«È cambiato qualcosa – aggiunge Giacomo Ciarrapico – perché almeno all’inizio, nei primi mesi delle piattaforme, esisteva realmente una richiesta di cambiamento di comportamento sui set».
«Abbiamo raccontato in Boris che sui set c’era una violenza quasi militare. È ovvio che ci abbiamo un po’ marciato perché per noi cascava a pennello».
«Raccontiamo una situazione quasi militare. – conclude Vendruscolo – Ora abbiamo voluto raccontare che lo schematismo viene dall’alto. Non sei più stalkerizzato da un collega, ma tutti si sentono più dentro una gabbia. Almeno per come lo abbiamo raccontato noi. Noi non ci sentivamo così e lavoravamo per una piattaforma».