In questa torrida estate cresce l’attesa per il nuovo film di Paolo Virzì che sembra aver centrato in pieno il tema del momento. Il suo Siccità racconta infatti tre giorni di un’estate immaginaria in una Roma alle prese con le conseguenze del cambiamento climatico e verrà presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia in programma dal 31 agosto al 10 settembre.
In attesa di vedere questo nuovo lavoro del regista livornese, una storia corale con la partecipazione di un grande cast, tra cui Silvio Orlando, Claudia Pandolfi, Valerio Mastandrea, Monica Bellucci ed Emanuela Fanelli, pubblichiamo due interviste fatte a Virzì nella cornice di “Scena, Il cinema lungo il Tevere”, dove il 30 giugno è stato proiettato il suo Ovosodo, film ormai cult del 1997 che fu premiato proprio nella città lagunare.
Nel video, il regista Virzì ci parla di Ovosodo partendo da una nostra domanda, mentre in basso riproponiamo l’intervista di Laura Carchidi pubblicata il 28 giugno sulle pagine romane di “La Repubblica”.
Paolo Virzì “Ovosodo? Quelle disuguaglianze ci sono ancora oggi”
di Laura Carchidi
Paolo Virzì in “SCENA”, al Cinema lungo il Tevere.
Il regista toscano parteciperà il 30 giugno alla manifestazione che, da diciotto anni, anima l’estate romana dalla banchina del Lungotevere Ripa, scesa San Michele.
Insieme al critico e giornalista Franco Montini, Virzì salirà sul palco dell’Arena estiva per parlare del suo primo vero successo: `Ovosodo’, una brillante commedia dai toni aspri che nel 1997 vinse un premio al Festival di Venezia e due David di Donatello.
Un film di 25 anni fa ma sempre piuttosto attuale…
«È ambientato nel 1997 e, dunque, racconta un’Italia molto diversa. A partire dal finale, senz’altro datato: il protagonista, un ragazzo pieno
di talento, alla fine diventa un operaio e va a lavorare tutti i giorni in un’industria. Per i tempi si trattava di un finale amaro, mentre se oggi un ragazzo trovasse un posto di lavoro a tempo indeterminato, sarebbe di certo un epilogo trionfale. Però c’è anche qualcosa di eterno, cioè il racconto delle disuguaglianze sociali. Tra l’altro, Ovosodo, è stato riproposto proprio qualche giorno fa da una piattaforma americana molto nota che inizia con la N, di cui non ricordo il nome…».
Pensa dunque sia colpa dei film in streaming se la gente va sempre meno al cinema?
«Non solo. Sicuramente la pandemia ha avuto un peso fondamentale perché prima del 2020 la gente stava ricominciando ad apprezzare il grande schermo. Poi, però, sono arrivati il distanziamento, le mascherine in sala e, con tutta l’offerta delle piattaforme, guardare un film
seduti sul divano di casa è diventata la scelta più comoda. Ora – mentre il teatro, non avendo un’alternativa, ha ripreso ad andare molto bene – la sala cinematografica deve fare uno sforzo in più per competere, tornando ad essere un’esperienza di emozione e piacere collettivo».
Lei cosa vorrebbe trovare in un cinema?
«Oltre a garantire una visione impeccabile del film, le sale dovrebbero lavorare molto sul modo di accogliere lo spettatore.
Secondo me continueranno ad esistere solo se offriranno anche altro. Ad esempio uno spazio libreria o un posto dove poter mangiare e bere qualcosa di buono, non solo popcorn e coca-cola. Magari un buon bicchiere di vino, da sorseggiare guardando il film, come già accade
nei cinema di altri Paesi, tipo la Spagna. Insomma, devono essere luoghi già di per sé attrattivi e interessanti per dare alla gente un motivo valido per uscire di casa. A Roma abbiamo il cinema Troisi che offre qualcosa di simile».
In attesa di capire se la sala sarà in grado di riprendersi la sua fetta di pubblico, Virzì potrebbe dirigere una serie tv, come già hanno fatto altri registi italiani?
«Sì, non lo escludo. Del resto, è questa ora la richiesta del mercato. Ma, di certo, non sarà tratta da uno dei miei film».
Nel frattempo, il regista si prepara all’uscita del suo ultimo film, realizzato in piena pandemia, montato lo scorso inverno e con un titolo – manco a farlo apposta – estremamente attuale: Siccità.
«Oltre al nome, ci ritroviamo sotto al naso, nei TG e sui giornali di oggi, anche diverse immagini che abbiamo realizzato in vfx in tempi non sospetti. Fanno da sfondo ad un insieme di storie che si svolgono in un periodo critico, di allarme ambientale. Ma non è assolutamente un documentario sulla siccità. E, piuttosto, una specie di romanzo basato su alcune vicende umane che si intrecciano».
Il film, con Monica Bellucci e Silvio Orlando, è ambientato a Roma: «Tre giorni nella Capitale in un’estate immaginaria», anticipa Virzì, mentre la data d’uscita resta, al momento, top secret.
Pubblicata su La Repubblica, Roma, in data 28/06/2022