Dopo le anteprime alla Festa del Cinema di Roma e a Lucca Comics & Games, il 10 novembre arriva finalmente nelle sale Piove. Il film di Paolo Strippoli racconta una Roma apocalittica in cui, quando piove, condotti e tombini esalano un vapore denso di cui non si conosce l’origine. Una melma che costringe i protagonisti a confrontarsi con i propri lati oscuri e con ciò che reprimono, aprendo scenari che – tra horror e tensione – contengono in fondo un messaggio più che positivo.
A far da sottofondo alle vicende dei personaggi e ai loro movimenti in una Capitale oscura, spiccano le musiche di Raf Keunen. Il compositore belga è noto già per le colonne sonore di The Room – La Stanza del Desiderio (2019), Le Fidèle (2017), Chi è senza colpa (2014) e Bullhead (2011). Di certo, non un artista alle prime armi. Eppure, Piove ha rappresentato senza ombra di dubbio una sfida per Raf, che si è espresso apertamente sulla difficoltà di trovare «il giusto equilibrio tra il dramma e gli elementi horror del film».
«La storia familiare al centro del film ci guida verso un piano più ampio che c’è dietro. – dice Raf Keunen a proposito del suo lavoro nelle note della pellicola – Nel mezzo troviamo i vari personaggi con le loro lotte, gli ostacoli e la loro evoluzione: è raro, nell’horror, vedere un approccio così intimo alla presa di coscienza dei propri demoni interiori, ma questa è proprio l’essenza dell’horror ed è affascinante. Il conflitto dei personaggi con i loro demoni interiori è l’horror».
Partendo da questo presupposto e, per allinearsi alla mission stessa della pellicola, Raf ha lavorato per combinare «strati emozionali con elementi horror».
«Un violoncello morbido combinato con suoni metallici e duri, un pianoforte di grande impatto emotivo con violini graffianti. Anche nei momenti in cui l’emozione è in primo piano abbiamo usato un contrappunto nell’orchestrazione. Questa consonanza cresce lentamente all’interno del film, come la musica. Cresce in intensità come in frequenza. Per mantenere la musica intima, così come il film, è stato usato un piccolo ensemble d’archi».
Tecnicamente, sono stati dunque combinati due set di strumenti. «Il primo set è acustico: archi, pianoforte e percussioni acustiche. – spiega Raf – Gli archi sono usati in una grande varietà di tecniche: da molto morbide a graffianti e striscianti. Il pianoforte è a volte stonato per dare un senso di inquietudine. E per le percussioni acustiche, abbiamo usato un waterphone, uno strumento pieno d’acqua che risuona a seconda della quantità d’acqua che contiene, dato che l’acqua è uno degli elementi più importanti del film».
Il secondo set è invece elettronico. «A volte una forma ibrida (elementi acustici filtrati digitalmente), a volte elettronica pura per creare un contrasto con l’intimità. Questi suoni generati elettronicamente – chiosa il compositore – sono stati utilizzati anche dall’eccellente sound design, per integrarsi perfettamente l’uno nell’altro». Il risultato è dunque una colonna sonora ibrida, come la stessa pellicola diretta da Strippoli. Per goderne a pieno, però, nulla è come la sala cinematografica.