Piove, un horror italiano contemporaneo: «Roma è una città insofferente»

Alla Festa del Cinema di Roma 2022 arriva un horror tutto italiano, realizzato in collaborazione con la Regione Lazio. Si tratta di Piove, film diretto da Paolo Strippoli e basato sulla scrittura di Jacopo Del Giudice vincitore con Piove della 32° edizione del Premio Franco Solinas. Nel cast troviamo Fabrizio Rongione, Cristiana Dell’Anna, Francesco Gheghi, Aurora Mementi e Leon De La Vallée che ci raccontano una Roma apocalittica.

Quando piove, infatti, condotti e tombini tracimano con una melma grigiastra ed esalano un vapore denso di cui non si conosce l’origine. Chiunque respiri questo misterioso vapore dovrà farà i conti con ciò che reprime, i suoi istinti più oscuri, la sua rabbia. Una storia di fantasmi senza fantasmi che apre le porte nel nostro paese all’horror contemporaneo, non senza qualche diatriba (il film è stato giudicato dalla Commissione III per la Classificazione Opere Cinematografiche del Ministero della Cultura vietato ai minori di 18 anni).

«Mi ha colpito della sceneggiatura di Jacopo il fatto che mi fosse stata presentata come un horror, ma non mi sembrava un horror. – ci dice il regista – Era un dramma familiare che scivolava lentamente nell’horror. E per me è stato un privilegio realizzare questo film che è un ibrido di generi. Non è facile farsi finanziare storie del genere in Italia. Venivo da un film più codificato ed è stato complicato. Per me però è stato incredibilmente stimolante e spero di portare avanti questo esperimento di ibridazione nei miei prossimi film. Spero di farlo in maniera sempre più ambiziosa, ma serve che si apra un vero mercato dell’horror in Italia, che si comprendano e realizzino tutte le accezioni che l’horror può avere. In Italia c’è ancora un’idea strana e vecchia di genere di puro intrattenimento legato allo spavento. Invece l’horror contemporaneo va in una direzione completamente diversa ed è tutt’altro».

Piove

Piove: la rabbia di Roma

Roma è l’involontaria protagonista di questo lungometraggio. Una città scelta comunque non a caso, che il regista definisce senza mezzi termini «insofferente».

«Se vieni da fuori – continua Strippoli – lo senti ancora di più».

Di sicuro, è una Capitale spaventosa, che sembra covare una grande rabbia. Ma è la rabbia ad aver spaventato il cast di Piove, più di ogni altro elemento?

«A parte la sceneggiatura, mi ha spaventato il rapporto tra me e mio padre. Sono innamorato di lui. – dice Francesco Gheghi – Ho la fortuna di esserlo ancora e nel film non c’è questo amore. Dover raccontare qualcosa che per me è importante e contrario a quello che vivo tutti i giorni mi ha fatto paura».

È d’accordo Fabrizio Rongione («Io adoro mia figlia!», commenta), mentre Leon De La Vallée ci rivela che, tutto sommato, «è stato bello raccontare la complessità di Giancluca, un personaggio che raccoglie la poca luce nel buio presente in questo film. Cova anche lui questo buio, che viene rappresentato nella rabbia nei confronti inizialmente di Enrico dopo la rottura».

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Piove
Foto: Fandango

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