Se un “Luna Park” ti cambia la vita. Conversazione con Lia Grieco

La giovane attrice romana, classe 1994, si è fatta conoscere grazie a un ruolo nella serie Netflix “Luna Park”. Qui ci racconta della folgorazione per Monica Vitti, della formazione come ballerina, degli studi alla “Scuola d’arte cinematografica Volonté” della Regione Lazio, e dei progetti futuri in vista.

C’è un film che ti ha segnato e che ti ha fatto capire che volevi fare questo lavoro?

Sicuramente non è stato un film solo a segnarmi, ce ne sono stati tanti, fin troppi. Quasi ogni film che vedo, più o meno uno al giorno da un po’ di anni a questa parte, lo prendo come una catarsi, ma io sono un’estremista nelle emozioni, quindi non faccio molto testo. Diciamo che un film può avere una forza condizionante incredibile, se visto al momento necessario. Se invece devo citare un film che mi ha invogliata ad intraprendere questa strada, dico  Dramma della gelosia con l’immensa Monica Vitti. È stato uno dei primi  film a smuovere qualcosa di grosso dentro di me. Ero una ragazzina quando l’ho visto la prima volta, facevo tutt’altro nella vita e nonostante mio padre mi ripetesse sin da quando ero piccolissima “tu devi fa’ l’attrice!!!” ad ogni litigata o discussione buona, quasi come fosse una minaccia, mi sembrava impensabile ricostruirmi in una veste che fosse diversa da quella che avevo già scelto. Quel film mi ha scossa, ho riso e pianto contemporaneamente, mi sono immedesimata in quell’assurda vicenda tragicomica, ho parteggiato per un personaggio e subito dopo per l’altro che poco dopo ho amato ed odiato con la stessa forza. Ero entusiasta e ho pensato timidamente che mi sarebbe piaciuto molto riuscire a fare questo,  a suscitare tutte queste emozioni diverse, riuscendo a farle coesistere nelle persone, ammesso poi che io ne sia capace.

La lezione della Scuola Volonté che porterai sempre con te?

Allora premetto che sono stati i tre anni più belli, interessanti ed utili della mia vita, come attrice e come persona, lo dico senza alcun dubbio. Ho trovato amore, persone ad oggi essenziali nella mia vita e mi porto dietro anche una valanga di insegnamenti. È difficile estrapolarne solo alcuni. Sicuramente ce ne sono un paio di cui credo sia saggio diffondere il verbo. Il primo è forse la prima cosa che ci è stata insegnata appena abbiamo messo piede in quella scuola: la collaborazione. Il cinema si fa insieme. Non ci sono ruoli di minore importanza, tutto è fondamentale, tutti sono indispensabili e non è che siccome l’attore ci mette la faccia conta più degli altri (ci tengo a sottolinearlo perché secondo me il “divismo” degli attori nella sua accezione negativa, va un pò smontato, culturalmente intendo, ma questo è un altro discorso). Il secondo invece, è una notazione che ci veniva spesso fatta sia durante le scene, le lezioni di movimento che nelle improvvisazioni: “Stai con quello che c’è”. Credo non ci sia consiglio più specifico da dare ad un attore per portarlo ad agire in maniera onesta in una circostanza immaginaria.

C’è mai stato un momento in cui hai pensato di mollare tutto?

Mai veramente. Mi è capitato di urlarlo piangendo al primo malcapitato che si è trovato a sorbirmi in uno dei miei momenti di crisi; quando pensi che tanto quel muro di gomma proprio non lo puoi sfondare e ti senti come in un loop temporale dove si ripetono sempre le stesse dinamiche, le stesse storie e non sai come uscirne. Però in realtà, devo essere sincera, non l’ho mai pensato davvero, erano solo sfoghi, necessari. Io ho scelto consapevolmente di fare questo mestiere, prima ero una ballerina, lo sono stata dai nove fino ai miei ventuno anni, mi sono diplomata all’Accademia Nazionale di danza di Roma e poi ho mollato tutto per fare questo, sapevo a cosa stavo andando in contro, sapevo che era difficile, sapevo tutto. Ma l’ho voluto io, con tutta me stessa, perché ne avevo bisogno, ne ho bisogno, non ho un piano b, non intendo averlo, non ci penso proprio.

Come ti sei sentita quando è arrivato il primo ingaggio? E come è stata poi la tua prima vera esperienza sul set?

È stato assurdo. Un’emozione indescrivibile. Il primo ruolo importante da protagonista è stato nella serie Netflix Luna Park. Avevo perso ogni speranza dopo nove lunghi ed estenuanti provini, che hanno avuto luogo nei mesi più caldi dell’estate, in una Roma deserta e piena di Covid. Ricordo che io e la mia agente abbiamo pianto al telefono quando mi ha comunicato che ero stata presa per quel ruolo. Sul set in confronto è stata una passeggiata di salute. Aldilà della paura, quella vera, che precede il primo giorno di set, il terrore proprio che provi quando la mente ti fa brutti scherzi e comincia a suggerirti cose del tipo “guarda che non ce la fai eh! Se so’ sbagliati“. Ecco, superata quella fase straziante, appena ho messo piede sul set è stato tutto appassionante, divertente, facile, mi sentivo al posto giusto e non avevo paura di nulla. Indubbiamente è stato merito della troupe, del clima che c’era sul set, della bravura dei registi, ma anche molto della Volonté. Abbiamo sempre fatto moltissime esercitazioni pratiche a scuola nel corso del triennio, simulazioni di set che poi erano effettivamente dei set, quindi sapevo perfettamente cosa aspettarmi. Le difficoltà le ho affrontate con serenità, perché sebbene non fossi nell’ambiente protetto della scuola, avevo quantomeno gli strumenti per capirle.

Qual è la cosa che ami di più del tuo mestiere e quella di cui faresti volentieri a meno?

Amo tutto quello che è il lavoro dell’attore. Odio le attese, tra un provino e l’altro, tra un progetto e l’altro, le attese per le risposte, per i feedback, l’attesa del progetto che sogni, la noia e la frustrazione di quei difficilissimi momenti; la odio e purtroppo fa parte di questo lavoro, anzi direi che è un buon 50% dell’anno lavorativo di un attore.

Se potessi scegliere un ruolo tra tutti quelli dei film girati nella storia, quale vorresti poter re-interpretare?

Che domanda difficile. Non so proprio sceglierne uno, sono moltissimi. Tralasciando il fatto che se dovessi re-interpretare un ruolo in un film, non uscirei affatto bene dal confronto con un qualsiasi mostro sacro che sto per citare, sognando direi in Thelma e Louise, sia Thelma che Louise, Adelaide di Dramma della gelosia, Beatrix di Kill Bill, Clementine di Eternal sunshine of the spotless mind o Mia di Lalaland, Chaterine di Juste la fin du monde, Coire di Barefoot in the park, June di The Handmaid’s tale, ma questa è una serie quindi aprirei tutta un’altra finestra infinita; meglio che io mi fermi qui.

I tuoi progetti/sogni per il futuro?

Mi piacerebbe molto interpretare un ruolo che preveda la possibilità di cantare, magari interpretando una cantante realmente esistita. Oppure una super cattiva, che comunque è sempre divertente.

Hai già dei consigli per chi vorrebbe tentare la tua stessa carriera?

Non so se sono in grado di dare dei consigli o quantomeno non so se siano poi così tanto utili i miei consigli. Però se una persona mi dovesse chiedere “vorrei fare l’attore/attrice, che dici?“ risponderei: “Se ti piace, tanto, resisti e metticela tutta, è il mestiere più bello del mondo!”(che poi è la solita cosa che si dice). “Se non sei tanto convinto/a e lo fai per la fama, lascia perde’, perché è triste, il pubblico lo capisce e poi alla fine non sei manco troppo contento/a”.

I prossimi progetti in cui ti vedremo? A cosa stai lavorando?

Attualmente dovrebbe ancora essere al cinema un film a cui ho partecipato, presentato al Bari International film festival, per la regia di Claudia Gerini, la sua opera prima. Si intitola Tapirulàn. Emma (Claudia Gerini) è una consulente terapeutica per una piattaforma online che svolge delle consulenze da casa mentre corre incessantemente sul suo tapis roulant. Il ruolo di Gaia, che interpreto, è quello di una ragazza molto intelligente e autodeterminata che non si accetta, non accetta il suo aspetto fisico. È stato bello crearla e Claudia è stata bravissima e dolcissima a guidarmi in questo delicato percorso. Prossimamente, entro quest’anno credo, dovrebbero uscire una serie e un film di cui però non posso dire nulla, altrimenti mi licenziano…!

Lia Grieco © Francesca Marino

 

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"Gli anni alla Scuola Volontè sono stati i tre anni più belli, interessanti ed utili della mia vita, come attrice e come persona, lo dico senza alcun dubbio."
Lia Greco © The Italian Rêve e Johnny Carrano
Lia Grieco © The Italian Rêve e Johnny Carrano

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