Passeggiare per Roma è anche un meraviglioso modo di riscoprire la storia del cinema. Di quartiere in quartiere, dal centro alle borgate, sono innumerevoli le strade, le piazze, gli edifici e gli angoli della capitale che hanno fatto da sfondo a una pellicola, che sia cult, d’autore o B movie.
Ognuno di quei film ha contribuito a creare l’immagine iconica di Roma, aggiungendo ogni volta un tassello e un accento diverso al mito della città eterna. La Roma in bianconero neorealista e quella in technicolor dei colossal, quella popolana di Monicelli e quella algida di Antonioni, quella un po’ buzzurra dei poliziotteschi, quella borghese di Scola e quella materna ma violenta di Pasolini, tanto per citarne alcune. Tutte convivono in una topografia stratificata, piena di rimandi e di echi che sono la gioia del cinefilo.
Oggi vi portiamo a zonzo per 5 location romane, anticipando quello che sarà un nostro appuntamento fisso. Con “Cinetour” proporremo una serie di percorsi sulle tracce di set di film e serie tv, di ieri e di oggi, per riscoprire luoghi entrati nell’immaginario collettivo, o passati di sfuggita davanti agli occhi di spettatori distratti.
1 Fontanone del Gianicolo
Il posto è uno di quelli che fanno spalancare gli occhi ai turisti in visita nella capitale. Siamo al Gianicolo, il colle oltre Tevere che regala alcuni dei più bei panorami romani: in una privilegiata posizione dominante si erge la monumentale fontana voluta da papa Paolo VI in epoca barocca dopo aver terminato il restauro dell’acquedotto Traiano. Questo luogo magico non è sfuggito a Paolo Sorrentino, che l’ha ritratto nel 2013 in una scena del suo La grande bellezza. Siamo all’apertura del film: dopo aver mostrato il cannone del Gianicolo e il monumento a Garibaldi, la cinepresa fluttua sopra alle grandi arcate della fontana. Davanti c’è parcheggiato un pullman di turisti giapponesi con una guida che inizia la sua spiegazione; un gruppo di donne spunta da uno dei balconi della fontana, formano un coro e intonano la suggestiva colonna sonora del film. L’inquadratura mostra poi la spettacolare vasca di acqua azzurra. Uno dei giapponesi si allontana dal gruppo per ammirare la vista che si spalanca dal piazzale davanti alla fontana. Di colpo cade a terra, come tramortito. Non ha retto all’apparizione di Roma? Inizia così una storia da Oscar.
2 Via Niccolò Piccolomini 57
Monteverde, vicino Villa Pamphili, una via residenziale tra gli alberi, con una particolarità: in fondo c’è un belvedere da cui si ammira la cupola di San Pietro. Ma, quando percorri la via, più ti avvicini alla balconata e più la cupola sembra allontanarsi – un effetto ottico che spesso i romani amano mostrare agli amici da fuori. Ad ogni modo proprio qui, in una delle eleganti palazzine anni sessanta affacciate sulla chiesa, vive Sabrina (Ilenia Pastorelli), la fidanzata del boss Renatino (Edoardo Leo) in Non ci resta che il crimine. La commedia di Massimiliano Bruno del 2019 racconta le vicende di uno sgangherato gruppo di amici che, attraversando un varco temporale, dai nostri giorni si ritrova nella Roma degli ottanta e finisce coinvolto nientemeno che negli affari della banda della Magliana. A casa di Sabrina, Sebastiano (Alessandro Gassman) cerca di recuperare un fondamentale mazzo di chiavi mettendo in scena un gioco di seduzione. Ma, mentre è in casa della ragazza, arriva improvvisamente Renatino, che potrebbe non prenderla bene.

Il lungotevere sotto Castel Sant’Angelo
3 Lungotevere Castello
In questo tratto delle sponde del Tevere, vicino a Castel Sant’Angelo, avviene qualcosa di prodigioso. Bisogna prendere le scale e scendere gli alti argini tardo ottocenteschi che tengono il corso d’acqua a distanza per arrivare al marciapiede sottostante. Frequentato perlopiù dagli sportivi romani, il fiume è lì che scorre lento e verdastro. Sarà per la sua aria defilata e misteriosa che Gabriele Mainetti ha scelto questa location per una scena chiave di Lo chiamavano Jeeg Robot, il suo film rivelazione del 2015. Siamo all’inizio della storia, Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) è un ladruncolo che vive in periferia e che ha appena fatto un colpo nel centro di Roma. La polizia lo ha scoperto e gli sta alle calcagna: è un classico inseguimento. Enzo corre e raggiunge gli argini del fiume, poi, non vedendo via di fuga, si butta in acqua vicino a una vecchia imbarcazione. Riuscirà a sfuggire agli agenti, ma quando emergerà non sarà più quello di prima. È caduto in un barile di materiale radioattivo che avuto su di lui un effetto sovrannaturale… Il resto è leggenda.
4 Via Raimondo Montecuccoli
Siamo in zona Prenestina, non lontano da Porta Maggiore, dove i tram sferragliano e corre la ferrovia. All’epoca non c’era la sopraelevata e nemmeno il traffico di oggi, ma la via è rimasta la stessa: stretta tra due file di palazzi e cieca in fondo, dove un muro la divide dai binari del treno. Rischia di passare inosservata, ma custodisce un pezzo inestimabile di storia del cinema. L’anno è il 1945, le ferite della guerra sono ancora fresche quando Rossellini gira qui il suo capolavoro Roma città aperta con due star del calibro di Anna Magnani e Aldo Fabrizi. La strada del prenestino è al centro di tutta la vicenda, lì abita infatti la vedova Pina (Magnani) che nel suo appartamento dà rifugio a un capo della resistenza mentre la capitale è occupata dai nazisti. E proprio in quella strada si svolge la scena più indimenticabile e “strappacuore” del film: Pina scopre che il suo Francesco, anche lui partigiano, è stato rastrellato dai tedeschi e si precipita in strada per inseguire il camion dei nazisti gridando il nome dell’uomo che ama, fino a quando una raffica di mitra la fa tacere per sempre.
5 Piazza Tommaso de Cristoforis
Casalbertone, quadrante est di Roma, un’area residenziale ritagliata tra la Prenestina e la Tiburtina, tra ferrovia e tangenziale. Un mercato, una chiesa, una piazza, un centro commerciale, quasi un piccolo villaggio, con ai margini un locale notturno come il Qube. Alla sua nascita, negli anni venti, il quartiere ha un’estrazione popolare che mantiene ancora nel 1962, quando Pier Paolo Pasolini lo sceglie come set per Mamma Roma. Stavolta Anna Magnani è una prostituta che riesce a emanciparsi dal suo protettore e, coi risparmi di una vita, può finalmente permettersi un appartamento e un lavoro rispettabile. La casa che nel film rappresenta il sogno di riscatto per lei e per il figlio Ettore è proprio qui, al civico 1 di Piazza Tommaso de Cristoforis. Un grande complesso degli anni venti facilmente riconoscibile per un dettaglio: le statue di due cervi che spalleggiano il monumentale ingresso. Lo chiamano “palazzo dei Ferrovieri”, ma anche “palazzo dei cervi” o più prosaicamente “palazzo dei cornuti”.